Il lavoro nobilita…fin troppo
L’ art. 1 della Costituzione italiana, al primo capoverso recita, tra l’altro: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Nulla di più vero, ma quanto ciò influisce anche dopo la morte?
Mi siano concesse un paio di osservazioni circa la citata affermazione. Capita sovente di leggere,nelle pagine di cronaca, articoli che riportano titoli quali: “Incidente stradale, muore insegnante” – “Schianto nella notte, perde la vita architetto” – “Si rovescia trattore, morto pensionato” – “Precipita ultraleggero, muore ricercatore”. La lista è lunga.
Il riferimento alla professione non risparmia neppure “mogli o i figli di …”: “Uccisa da auto pirata la moglie del primario di…” – “Morta la figlia di un calciatore…”.
Delle povere vittime, il nome viene riportato solo all’interno degli articoli, lasciando comunque intendere che rimane secondario rispetto al ruolo o alla posizione lavorativa che costoro ricoprivanoin vita.
Questa, un’altra rappresentazione tipica della società dei consumi, dove sempre più spesso la persona vale per quello che “produce o ha” rispetto a “chi è”; risparmio al lettore ulteriori puntualizzazioni facilmente intuibili.
Suggerisco sommessamente una attenta rilettura della “Livella” di Totò, confidando che porti consiglio a chi questi titoli li scrive.
Tullio Segato